Commissionata nel 1479 da un esponente della famiglia regnante (Federico d'Aragona, che fu re dal 1496 al 1501).
La Dogana Aragonese o Palazzo della Bufeta (o Bufata, dal nome del fiume Ufita, anticamente Vufeta, che scorre non molto lontano) è un complesso edificio di 200 metri di perimetro a forma quadrangolare che sorge su una piccola altura della parte iniziale della Valle Ufita (lato nord-ovest della stessa Valle), la cui costruzione sarebbe stata commissionata nel 1479 da un esponente della famiglia regnante (Federico d’Aragona, che fu re dal 1496 al 1501).
Sulla funzione originaria della costruzione si registrano due tesi storiche: a) secondo la prima, il palazzo sarebbe stato edificato come residenza reale di caccia nella vicina Bufata (un bosco prossimo al fiume), per poi trasformarsi, a causa della crescita della transumanza e contestualmente delle greggi pascolanti (XV – XVI sec.), in dogana di pertinenza della famiglia regnante; b) per la seconda tesi, mentre, considerati gli anni di costruzione coincidenti con un periodo di espansione socio-economica del regno, ricco di scambi commerciali interessanti anche l’asse interno che dal Tirreno portava all’Adriatico, il complesso edilizio fu appositamente costruito per controllare il folto transito delle greggi in transumanza per trarne profitti e, quindi, riempirne le casse del regno.
Tuttavia, la Dogana sotto forma di fortezza fu edificata ex novo in età aragonese, sul modello dell’artchitettura angioina, come prova la forma delle torri, che fra l’altro farbbero pensare ad un uso anche strategico-militare a difesa della piana dell’Ufita, evidentemente esposta ad attacchi di briganti che pare fossero numerosi nella zona e soprattutto interessati a rapinare le greggi.
La struttura quadrangolare era costituita nel lato Est e nel lato Sud da un pian terreno e da un primo piano variamente organizzati e probabilmente destinati ad ospitare militari e pastori, oltre che funzionare i statali addetti alla gestione della Dogana. Il lato Nord e quello Ovest erano occupati soltanto da enormi stalle, costituite da un ambiente unico, la cui altezza era pari a quella degli altri due muri perimetrali dell’edificio. Questi due grandi ambienti e parte della corte ospitavano le greggi transumanti o che pascolavano nel territorio circostante. L’ingresso principale non era quello attuale, ma si apriva al centro della parete Sud, come dimostrano le tante grosse basi di pietra di Fontanarosa che dovevano sostenere il portale e il lungo ed alto muro esterno di “invito”, che quasi come una piccola “bretella” autostradale di oggi collegava la Dogana con la Strada delle Puglie, che passava a valle a pochi chilometri. Lo stesso stemma araldico con epigrafe, oggi posizionato sul versante Est, doveva trovarsi al di sopra dell’arco d’ingresso e quindi sulla parete Sud.
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